8 marzo “Giornata Internazionale della Donna” ricordando Xenia Silberberg Sereni. Una protagonista del 900

Non si può celebrare l’8 marzo, senza ricordare le donne che hanno fatto la storia dell’emancipazione femminile nel nostro paese. Molti sono i nomi noti, come Camilla Ravera, Teresa Noce, Teresa Mattei… per ricordarne alcune. Sarebbe oltremodo ingiusto non pensare però alle donne come soggetti collettivi nel loro processo di emancipazione, a partire dalle lavoratrici dell’oro nella Valenza di Camilla Ravera bambina o nella lotta per il pane e la pace durante il secondo conflitto mondiale, o in epoche più vicine le grandi battaglie su divorzio e su aborto.
Fatta questa premessa, mi vorrei soffermare su di un nome, non molto conosciuto, anche perché scomparsa prematuramente nel 1952. Si tratta di Xenia Silberberg, meglio conosciuta come Marina Sereni, nome acquisito  dopo il matrimonio con Emilio Sereni e utilizzato nella clandestinità.
Xenia nasce in Russia, figlia dei rivoluzionari russi Xenia Pamphilova e Lev Silberberg. La madre si rifugerà in Italia, mentre il padre sarà ucciso dal regime zarista il 16 luglio del 1907.
L’incontro e il matrimonio con Emilio Sereni nel 1928 determineranno le scelte politiche e di vita della coppia.
Trasferiti a Portici, Marina (Xenia) ed Emilio si occupano di elaborare il materiale politico che veniva raccolto da Manlio Rossi Doria sulle realtà operaie di fabbrica e quelle contadine raccolte da altri compagni del partito comunista clandestino. Il materiale che Marina ed Emilio stampavano e facevano stampare erano prevalentemente copie dell’Unità clandestina e della rivista “Stato operaio”.
Nel settembre del 1930 c’è l’arresto di Emilio e il suo conferimento al tribunale speciale che gli infliggerà 15 anni di reclusione. Marina, nonostante l’arresto di Emilio continua ad essere l’elemento di congiunzione con il partito clandestino.


Racconta Marina, del giorno in cui Emilio con altri detenuti politici saranno tradotti all’istituto di pena a cui sono stati designati:
“Erano ancora vestiti tutti in borghese; ma è forse l’ultima volta che lo vedo così. Il sacco troppo pesante, le manette che tagliano i polsi, l’aria fumosa della stazione, e il vagone chiuso che se ne va mi dànno una stretta al cuore, un senso di desolazione, di solitudine come non ne avevo conosciute mai. Ma ad un tratto, sopra il fragore del treno, che incomincia a muoversi, mi giunge un canto. E’ soffocato dalle porte
sprangate, ma lo riconosco lo stesso:

Avanti, avanti! il gran partito
noi siamo dei lavoratori ….

E’ come uno schiaffo: io qui a fare la sentimentale) e loro tutti, incatenati, infreddoliti nelle giacchette di mezza stagione, con le mani gonfie e paonazze, buttati come bestie in quel cellulare, cantano la loro fede.
Ora il treno è lontano, non li sento più, ma l’inno canta dentro di me, con le sue parole appassionate.”

Nel 1935 Emilio Sereni viene messo in libertà e da quel momento la coppia Sereni con la figlia Lea Ottobrina scelgono la clandestinità, rifugiando in Francia. Emilio sarà redattore capo di “Stato Operaio” e “La voce degli italiani”.
Marina in quel periodo è attiva nei gruppi di difesa della donna. Dirigerà “Noi Donne”, fondata insieme a Teresa Noce che uscirà clandestinamente in Francia fino all’occupazione di Parigi da parte dei nazisti.
Emilio in bicicletta, insieme a Dozza cercano rifugio a Tolosa e Marina insieme a Ottobrina e la seconda figlia Marinella lo raggiungeranno.
Nel 1943 viene nuovamente arrestato Emilio e Marina sarà molto attiva nell’organizzazione della fuga del marito.
Dopo la fuga, la famiglia Sereni si congiungerà con l’organizzazione clandestina del PCI e della Resistenza a Milano.
Chiusa l’esperienza della lotta di liberazione col 25 aprile 1945 Emilio Sereni sarà designato dal partito a ruoli istituzionali, mentre Xenia continuerà a svolgere lavoro politico all’interno del PCI. Sempre saranno contraddistinti da un rigore morale ed etico che per chi vive la politica oggi sembrerebbe appartenere ad un’altra galassia.
Per dare una dimensione a questo rigore significativo è un passaggio di una lettera indirizzata alla madre da Xenia:
“Dal giorno che ho deciso di dare la mia attività, cioè, la mia vita al Partito, è veramente tutta la mia vita che ho data; questo vuol dire che non c’è nessun mio atto privato che io possa compiere senza prima domandarmi: “io, in quanto membro del Partito, posso compiere quest’atto senza che ne venga danneggiato il mio Partito?”. Se, obbiettivamente, riconosco che questo mio atto può nuocere, non lo compio, anche se qualche volta questo mi può dispiacere. Se si è un membro qualunque del Partito, questo controllo con le relative limitazioni della vita privata è naturalmente meno importante; se si è invece un membro della Direzione del Partito, e per giunta fai parte del Governo, queste limitazioni sono considerevoli.
Non ti dico che questo sia piacevole, né che a tutti non piacerebbe che così non fosse.”

Xenia Sereni si spegnerà a Losanna dove si era recata nell’estremo tentativo di porre un freno ad un tumore ormai in fase troppo avanzato. Era il 27 gennaio del 1952.
Loris V.

ps. La Storia di Xenia e di Emilio Sereni, attraverso le loro famiglie si intreccia in maniera sorprendente e importante con la storia del 900. Dal tentativo rivoluzionario in Russia del 1905 alla Rivoluzione d’ottobre. Alla nascita dei Kibbutz in Palestina di inizio secolo alle migrazioni post-belliche sulle navi come la Exodus. Alla Resistenza in Francia e in Italia e all’impegno della Brigata Ebraica nella Resistenza italiana..
Credo che tutti noi dobbiamo a Loro molto!



Per redarre questo ricordo mi sono avvalso dei seguenti testi:
“I giorni della nostra storia” Marina Sereni
“Il gioco dei regni” Clara Sereni
http://www.lospeakerscorner.eu/figli-di-portici-famosi-xenia-silberberg-sereni/
Luciana Viviani Noi donne e la scrittura letteraria – tesi di laurea di Pamela Andreani

Xenia Silberberg Sereni