23 aprile 1945 – l’insurrezione a Sestri Ponente da il via all’insurrezione di Genova

Aprile 1945: cresce la febbre per lo scontro finale, l’insurrezione è alle porte. I piani prevedono che si inizi con lo sciopero generale, seguito da azioni effettuate da tutte le brigate SAP cittadine con il concorso di alcune formazioni partigiane di montagna, in particolare la Severino, la Balilla la Pio e la Buranello.

Domenica 8 aprile nel saloncino di un oratorio di Sampierdarena si riunisce la Conferenza dei Comitati di Agitazione, rappresentanti di tutte le categorie dei lavoratori. La relazione è tenuta da Carlo Venegoni, militante operaio di lunga esperienza che aveva partecipato all’occupazione delle fabbriche nel 1920. La proposta è di uno sciopero generale per l’adeguamento dei salari. Obbiettivi sindacali e obbiettivi insurrezionali sono strettamente intrecciati: un futuro migliore e legato alla cacciata dei nazisti e dei fascisti. Poi dalle rovine nasceranno libertà e lavoro, migliori condizioni di vita e ricostruzione del Paese.

 I comunisti sono i più rigidi sostenitori dello schema basato sullo sciopero generale pre-insurrezionale. Schema apertamente contestato a partire dai liberali e dagli azionisti. Obiezioni provengono anche dai comunisti di Sestri. Il 16 aprile parte una forte agitazione nei depositi compartimentali di Sampierdarena dei tranvieri e dei ferrovieri.

Lo sciopero si estende tre giorni dopo all’Oarn e ad altre imprese dell’area portuale: sembra l’avvio del piano sostenuto dal PCI che vuole la classe operaia protagonista del processo insurrezionale.

Tuttavia qualcosa si inceppa, bruscamente, prima all’ Ansaldo Meccanico dove lo sciopero è un insuccesso. In un secondo momento proprio nelle fabbriche di Sestri, dove lo sciopero proprio non parte. Alla proposta di agitazione sindacale si oppongono innanzitutto i comunisti di Sestri:

 lo sciopero, dicono, non serve, anzi serve solo a mettere sull’avviso il nemico, togliendo all’insurrezione la forza della sorpresa. Il dissenso appare così profondo che la sera stessa del 19 Aprile viene convocata sulle alture di Sestri una riunione generale di tutti i responsabili di partito, dai Comitati di Agitazione e delle SAP. A dirigere la riunione c’è Annibale Ghibellini, giovane avvocato passato nel corso del 1944 dagli azionisti ai comunisti e comandante del settore occidentale delle SAP. Ghibellini sostiene la linea del partito: aprire le agitazioni di fabbrica fino al momento dello sciopero generale insurrezionale che con molta probabilità sarà proclamato tra il 25 e il 27 aprile, comunque prima del 30 aprile.

Il richiamo di Ghibellini non convince, specie i responsabili SAP. Gli indizi – sostengono i responsabili partigiani – confermano che i tedeschi si stanno sganciando e che la situazione è matura per iniziare l’insurrezione. E’ pericoloso invece imbarcarsi in scioperi dai quali, tra l’altro, non ci si può attendere realisticamente vantaggi economici. Dunque niente scioperi, piuttosto attacco deciso, ovunque possibile, a tutte le posizioni tedesche, tralasciando gli accantonamenti fortificati, così da disarticolare i collegamenti nemici. Per Ghibellini la posizione dei sestresi è avventuristica e la riunione prosegue il giorno dopo per concludersi con un compromesso, solo il 21 notte. Sono accantonate le proposte di attaccare immediatamente i presidi nemici, ma le tre brigate SAp possono incominciare fin dal giorno dopo a concentrarsi sulle alture. Secondo le previsioni il concentramento dovrebbe richiedere non meno di quarantotto ore, ma dopo tre giorni di discussione l’impazienza è tale che giaà dalla sera del 22 i circa duecentocinquanta sappisti occupano le posizioni e la mattina del 23 già scalpitano per entrare in azione.

Per di più una pattuglia della Longhi in piazza dei Micone, nel pieno centro di Sestri, scoprono alcuni tedeschi che cercano di impossessarsi di due automobili. Catturati, i militari confessano che stanno tagliando la corda e che altri stanno facendo lo stesso. E’ la conferma a lungo attesa.

La sera del 23 aprile le SAP sestresi entrano in azione, la Sordi nella zona di Levante, la Longhi in centro la Alpron a ponente. Alle 23 una squadra di sei uomini della Sordi comandata da Francesco Panizzi occupa la stazione ferroviaria di Sestri, dopo aver eliminato due tedeschi di guardia. Contemporaneamente al Cantiere Navale gli uomini della Longhi catturano una cinquantina di militi repubblichini, successivamente liberati, ad eccezione degli ufficiali che si impegnano – come poi faranno – a convincere i tedeschi a consegnare gli schemi di minamento degli impianti principali del Cantiere. Prima di mezzanotte anche i presidi tedeschi e repubblichini del Fossati, delle Fonderie, della Piaggio, della San Giorgio e del Bagnara si arrendono ai partigiani. La stazione di Borzoli è occupata dopo mezzanotte dagli uomini della Sordi che attaccano anche la postazione della Rocca dei Corvi sulle alture degradanti verso Fegino.
Nella notte del 23 aprile a Sestri è già festa di vittoria, soprattutto per chi, intuendo la situazione propizia, aveva deciso, solo poche ore prima, di rompere gli indugi.

La mattina del 24 aprile tutta Genova insorge. A Sestri il Comando Piazza del Settore, insieme al Comando della Longhi prende possesso della Villa Rossi, mentre la Alpron occupa Villa Maria. I partigiani del distaccamento Merlino occupano la postazione antiaerea che si trova sulle alture, in località Fico. Sempre quella mattina alcuni tedeschi, mescolatisi ai passeggeri di un tram, in Piazza Baracca sparano all’impazzata tra i cittadini presenti e i partigiani che presidiano la piazza. Cade un partigiano e alcuni cittadini rimangono feriti. Il tram prosegue la corsa: in Piazza Poch nuova sparatoria e cade gravemente ferito Eros Masetti. Alla fine i partigiani riescono a bloccare il tram e a catturare due tedeschi.

A levante i tedeschi asseragliati nel Castello Raggio non intendono arrendersi. A stringerli d’assedio si trovano tre distaccamenti partigiani, con l’appoggio di due carri armati. La battaglia è aspra, con diversi feriti, tra cui uno molto grave. A sbloccare la situazione interviene un atto fantasioso e temerario di un ragazzo, ex paracadutista, fatto prigioniero e passato alle forze partigiane. Il ragazzo soprannominato “machine gaver” perché non si stacca mai dalla sua pesantissima mitragliatrice portata a spalla come un normale fucile, conosce bene i tedeschi e sa che, pur grandi combattenti, soffrono particolarmente la sorpresa e l’imprevisto. Perciò propone di attaccare entrando nel castello attraverso i cunicoli. Visto che i partigiani non gli danno retta, perché considerano l’impresa pazzesca, ci prova da solo, urlando e sparando all’impazzata con il suo prezioso mitragliatore. E ha ragione, perché i tedeschi sorpresi e increduli, incominciano ad uscire dal castello con le mani alzate.

Sulle alture la Brigata Sordi è seriamente impegnata nell’attacco alla batteria della Rocca dei Corvi che alla fine è espugnata nel corso della mattinata. Nel pomeriggio la Sordi opera d’intesa con la Brigata Balilla per ripulire la costa di Fegino, operazione in cui si registrano ancora caduti nelle fila partigiane. Nella notte i tedeschi si sganciano verso Murta, ma li sono catturati dalla Balilla. A ponente di Sestri rimane da espugnare Villa Chiesa a Multedo, presidiata da un comando di SS e da un gruppo di marò. Il segretario del CLN, Edolo Bassi, per telefono intima la resa. I marò italiani lasciano la Villa, ma i tedeschi si rifiutano e minacciano  di cannoneggiare Sestri. La mattina del 25 aprile la Alpron decide l’attacco a Villa Chiesa. Dopo uno scontro a fuoco, vengono offerte trattative. I tedeschi lasciano Villa Chiesa, perché liberi di raggiungere attraverso i monti la Pianura Padana.

La sera del 25 Aprile Sestri non è più minacciata a levante e a ponente. Rimangono da ripulire definitivamente le alture. In particolare resiste ancora la batteria antiaerea della Marina Italiana Monte Croce agli Erzelli, occupata da ottanta tedeschi e da una ventina di repubblichini. La batteria è munita di cannoni che tengono sotto tiro Sampierdarena, la zona portuale, Cornigliano e Sestri. L’operazione di accerchiamento da parte delle forze partigiane prosegue per tutta la giornata del 25 e per buona parte del 26. L’attacco finale parte alle 18 del 26 aprile. Contro i tedeschi appostati sul Monte Croce si apre un fuoco intenso con i mortai catturati alla Rocca dei Corvi. In questa azione si distingue Nadir Belletti che, in occasione della resa a Rocca dei Corvi, era passato con i partigiani. Belletti riesce a centrare colpi precisi sulla posizione della mitraglia e su un cannone, causando anche perdite tra i tedeschi. Alla fine i tedeschi chiedono una tregua per concordare il trasporto dei loro feriti all’ospedale di Sestri. La tregua viene concessa e il trasporto dei feriti avviene. Tranquillizzati da questo episodio di umanità, gli ultimi tedeschi in armi a Sestri si arrendono: sono le 13 del 27 aprile 1945.

Sestri non è più minacciata da alcuna parte ed è finalmente libera.

Intanto nel pomeriggio del 26 aprile giungono a Sestri tre brigate di montagna (Buranello, Vecchio e Oliveri) della Divisione Mingo. Rimangono da risolvere grandi problemi relativi all’organizzazione dei servizi essenziali e – non ultimo – resta il problema di alloggiare e nutrire le migliaia di prigionieri concentrati in un padiglione della San Giorgio, alla Villa Rossi e a Villa Maria. Ma l’entusiasmo è grande e ci si rimbocca le maniche. Si trova anche il tempo per la festa. Racconta  il comandante Racchetta in una intervista raccolta da Clara Causa:

“Preparammo una grande festa per il 1° Maggio. Riuscimmo ad allestire un pranzo per ben 300 persone. Fu un pranzo speciale con carne d’asino e di agnello. Quando catturammo i tedeschi al Ponte dei Corvi,  trovammo  cinque o sei asini, due dei quali furono macellati e un terzo fu cambiato con due pecore, un agnello, mille lire e 10 chili di patate che ci diedero i contadini. Fu una gran festa. Una festa meritata, dopo tanti lutti. I nostri visi erano finalmente sorridenti e felici.”

Tratto da  “Cronache resistenti” di Paolo Arvati – Caroggio Editore

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