La Guzzi e Genova – Le verità documentate e da alcuni volutamente ignorate


Partiamo da quel brutto monumento a Giorgio Parodi, perché è l’occasione per raccontare pezzi di storia, che riguardano la Genova degli anni a cavallo del 1920, di italiani che erano tutt’altro che brava gente e gasavano popolazioni africane con l’iprite in Etiopia, di Resistenza e di imprenditori che portavano, dopo la guerra di Liberazione, lavoro a Genova e non solo. Il tutto gira intorno al nome di Guzzi. 

La fine del primo conflitto mondiale determina inevitabilmente una forte contrazione delle commesse militari nelle aziende genovesi. Questo comporta l’apertura di una crisi occupazionale di dimensioni spaventose. 
Tra l’ottobre 1918 e la fine dell’anno, gli operai occupati passano da 36.000 a 20.700. Nel dicembre 1919 gli operai occupati scenderanno ulteriormente a 16.300 unità. 
Nel 1921 l’impianto industriale messo in piedi dai Perrone implode mettendo a rischio ulteriori posti di lavoro nelle fabbriche del ponente genovese.
 
Inevitabilmente la conflittualità sociale è alta. I Genovesi chiedevano lavoro, e scopriamo a seguito di una intervista alla nipote di Giorgio Parodi, Elena Bagnasco, che “Il motore della GP fu realizzato dall’Ansaldo di Genova, nel quartiere di Sestri Ponente, vicino a dove i Parodi in origine avevano intenzione di aprire l’azienda; a causa delle agitazioni in corso del Biennio Rosso, scelsero l’allora Mandello Tonzanico, decisamente più tranquillo, andando incontro a Carlo Guzzi che lì risiedeva”. L’atto notarile di costituzione della società fu redatto nel quartiere di Carignano il 15 marzo 1921. 
Questa fu la capacità imprenditoriale di Giorgio Parodi, o meglio del padre, Vittorio Emanuele Parodi, che fu il finanziatore e primo presidente della società.
 
Sull’attaccamento al lavoro del movimento operaio genovese, è la storia di quegli anni che vede crescere quella che sarà definita “Aristocrazia operaia”, per la sua capacità di emanciparsi attraverso il lavoro, quel lavoro che sapranno difendere a prezzo di deportazioni e rappresaglie nella Seconda guerra mondiale. Movimento che con il suo protagonismo nella Resistenza ha impedito lo smembramento e il trasferimento in Germania di importanti siti produttivi e linee di produzione. I Parodi, evidentemente “le palanche” (i soldi) li avevano voluti investire altrove dimostrando un totale scollamento con la realtà e capacità produttiva del movimento operaio genovese.
 
Questa non vuole essere una conflittualità tra due realtà lavorative (Genova e Lecco), semmai però il voler capire quale imprenditorialità ha fatto “grande” Genova, attraverso la quale si sono fatti tronfi, Sindaco e giunta fino alla farsa delle frecce tricolori e l’esposizione del monumento che della Guzzi non ricorda niente, ma del volontario in Africa nelle file della Regia aviazione sì.
 
Non mi soffermo su quanto già scritto ripetutamente, e da sicuramente ricercatori e storici più capaci di me. Uno su tutti, Del Boca, che ha documentato alla lettera le nefandezze della reale aviazione durante la campagna d’Etiopia. Di Giorgio Parodi ricordo la motivazione della medaglia di bronzo al v.m. “Abile pilota costante esempio di ardimento ed entusiasmo, partecipava a numerosi voli sul nemico distinguendosi particolarmente negli attacchi di bombardamento leggero e mitragliamento a volo rasente nei quali, noncurante la violenta reazione avversaria che colpiva l’apparecchio in più punti, infliggeva al nemico perdite rilevanti. Cielo di Anderley, 10 febbraio 1936-Cielo di Addis Abeba, 4 aprile 1936.” 

Quello che non viene raccontato dai nostri amministratori che celebrano Giorgio Parodi è che la vera imprenditorialità targata Guzzi a Genova porta il nome di Ulisse Guzzi, figlio di Carlo, che nel 1921, quando la Moto Guzzi veniva fondata aveva 10 anni e al termine del secondo conflitto mondiale, contrariamente ai timori del socio finanziatore di suo padre, dei lavoratori genovesi non aveva timore, anzi con relazioni avanzate tra dirigenza e dipendenti impiantò a Genova Pontedecimo il Tubettificio Ligure, che replicò ad Abbadia Lariana e successivamente ad Anzio. Al massimo di espansione con oltre i 1500 dipendenti gli stabilimenti furono impiantati anche in Sud America.

Fu solo imprenditore Ulisse Guzzi? No!
 
Durante il secondo conflitto mondiale fu ufficiale di aviazione a Rodi. L’8 settembre non esitò a darsi alla macchia e iniziare ad organizzare le prime bande partigiane col nome di “Odo” in Valsassina. 
Divenne in seguito capo di stato maggiore del raggruppamento divisioni d’assalto “Garibaldi” della Lombardia, costituito con l’unificazione delle formazioni del Lecchese con quelle del Comasco, della Bassa Valtellina e della Val Biandino. 
Al fianco di Ulisse Guzzi ci fu sempre la moglie Angela Locatelli che non solo condivise la residenza di “Villa Zucco” con il comando delle “Garibaldi” ma fu lei stessa a tenere i contatti più pericolosi e ad assistere le famiglie dei partigiani caduti. 

Ulisse Guzzi fu sicuramente un imprenditore illuminato, la cui figura la si può avvicinare per sensibilità e ideali ad Adriano Olivetti, e Genova dovrebbe ricordarlo ed essergli grata. Questo per rendere onore e giustizia alla famiglia Guzzi che a Genova ha portato lavoro ed esempio nelle relazioni sociali. 
Loris Viari

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